Ne hanno parlato la dottoressa Viviana Contu, il dottor Lucio Buffoni e il dottor Francesco Milone, specialisti di Humanitas Gradenigo e sostenitori di un nuovo paradigma di cura che parte dai nostri stili di vita e presta attenzione ai comportamenti quotidiani che adottiamo anche a tavola.
Sala stracolma e applausi scroscianti per il “Martedì Salute” che lo scorso 22 marzo ha visto sul palco dell’Hotel “Concord” di via Lagrange 47, Torino, tre specialisti di Humanitas Gradenigo: la dottoressa Viviana Contu, oncologa e responsabile dell’ambulatorio di Medicina d’insieme; il dottor Lucio Buffoni, responsabile dell’Oncologia medica e il dottor Francesco Milone, responsabile della Cardiologia. Insieme hanno illustrato un tema nuovo, ma già molto apprezzato: “Medicina d’insieme. La prevenzione nel rispetto dell’ambiente: un nuovo paradigma di cura”.
«La metà delle morti che si contano ogni anno sono da attribuire a malattie croniche – ha esordito la dottoressa Viviana Contu -, malattie che hanno pochi, conosciuti e prevenibili fattori di rischio. La metà di questi decessi riguarda persone che non hanno ancora compiuto 70 anni, un quarto del totale interessa chi di anni non ne ha ancora compiuti 60». Ricordando che le principali cause di morte sono tristemente note (cardiopatie, malattie ischemiche come l’ictus, malattie polmonari croniche, Alzheimer e demenze, tumori, diabete), la dottoressa Contu ha affermato che hanno tutte tre elementi in comune: «Dipendono dalle nostre scelte, vengono “accese” dall’infiammazione, non sono decise dai nostri geni». E che di conseguenza le nostre scelte decidono anche la nostra qualità della vita: «Possiamo e dobbiamo agire in prevenzione o per migliorare l’evoluzione di una malattia già presente», ha osservato.
«Siamo artefici del nostro destino e lo siamo in virtù di una serie di “superpoteri” a nostra disposizione – ha proseguito la dottoressa Contu -: alimentazione, attività fisica, microbiota, sonno e stress. Non si tratta di luoghi comuni, bensì di strumenti che attiviamo ogni giorno decidendo cosa fare e cosa non fare. E che dobbiamo personalizzare in modo diverso su ciascuno di noi, a seconda di come siamo fatti». Da cosa dipende la felicità? Ha quindi domandato la dottoressa Contu. «Lo dice la scienza: per il 50 per cento dalla genetica, per il 10 per cento da eventi che non possiamo cambiare e per il rimanente 40 per cento da abitudini – ha affermato -. Il che vuole dire che la felicità dipende da noi stessi». Per poi introdurre il concetto di Medicina d’insieme, che racchiude in sé alcuni punti fondamentali: «Visione d’insieme, sodalizio medico-paziente, équipe a supporto della persona, insieme di strategie (superpoteri, farmaci, nutraceutici, esami e altro) – ha spiegato -. Mi piace vederlo come un percorso di accudimento più che di cura, con la persona al centro e una visione di lungo termine. Un nuovo paradigma di cura e prevenzione personalizzata che si basa sull’utilizzo dei nostri superpoteri per sconfiggere le malattie croniche e migliorare e allungare la vita di milioni di persone».
Ha invece parlato di prevenzione secondaria il dottor Lucio Buffoni, soffermandosi quindi su quel livello di prevenzione in cui la malattia è riconosciuta e curata precocemente, molto spesso ancora prima della comparsa dei sintomi, per ridurre al minimo le sue conseguenze sfavorevoli. «Ogni giorno in Italia ci sono mille nuove diagnosi di tumore – ha esordito riportando i dati più recenti dell’AIOM (Associazione italiana di Oncologia medica) -. Un numero che fa impressione e ci spaventa, ma che dobbiamo anche leggere in modo critico». Se tra gli uomini il tumore più frequente è quello alla prostata (seguito da polmone, colon retto e vescica), tra le donne comanda il tumore alla mammella (precede quello a colon retto, polmone e pancreas): «Ma in ogni caso – ha aggiunto il dottor Buffoni – non significa che ci ammaliamo di più di tumore, bensì che lo scopriamo prima e ne scopriamo di più. Facciamo molti più esami e perciò abbiamo molte più diagnosi». Il che si traduce in un netto beneficio in termini di sopravvivenza: «In molti tipi di tumore la sopravvivenza a cinque anni si avvicina al 90 per cento e talvolta la supera – ha proseguito -: tanto che nell’uomo è aumentata del 18 per cento e nella donna dell’11 per cento, merito delle migliorate opzioni terapeutiche e della prevenzione secondaria che ci ha permesso di scoprirli prima».
Il dottor Buffoni ha quindi citato e illustrato il Codice europeo contro il cancro che suggerisce dodici comportamenti utili a prevenire l’insorgenza di un tumore e che, se rispettato, permetterebbe di evitare il 30 per cento dei tumori in Europa. Prima di soffermarsi su un punto fondamentale: «Seguire i programmi di screening – ha sottolineato – serve a individuare precocemente i tumori quando non hanno dato segno di sé. In questa fase il tumore può spesso essere affrontato con maggiore efficacia e minori effetti collaterali con trattamenti chirurgici, farmacologici o di radioterapia e con maggiori probabilità di cura». Programmi di screening evoluti e preziosissimi sono quelli che in Piemonte riguardano mammella e collo dell’utero per la donna e colon retto per l’uomo. «Vincere la paura di poter avere un tumore non deve frenarci dal fare prevenzione – ha concluso il dottor Buffoni -. Prima lo facciamo e maggiore sarà possibilità di vivere meglio e più a lungo».
L’ultimo intervento è stato quello Francesco Milone ed è stato dedicato a un tema di grande attualità (“La prevenzione nel rispetto dell’ambiente”) che vede il cardiologo di Humanitas impegnato direttamente nella sua attività quotidiana. «Dobbiamo fare prevenzione per noi stessi: per non ammalarci o, quanto meno, per farlo il meno possibile, per sentirci bene e quindi vivere meglio – ha premesso -. Ma anche per la nostra famiglia, per gli altri, per l’economia, per l’ambiente e, soprattutto, per le generazioni future». Ha sottolineato come: «Le modifiche alimentari degli ultimi cinquant’anni hanno determinato un cambiamento nutrizionale con aumento di obesità, tumori, diabete tipo 2 e malattie cardiovascolari» e che la produzione di cibo ha un grosso impatto sull’ambiente: «perché determina aumento delle emissioni dei gas serra, consumo di acqua e di suolo».
Il dottor Milone ha parlato della dieta mediterranea («È la migliore, ma dobbiamo privilegiare le proteine vegetali a quelle animali e moderare il consumo di zucchero, carne e dolci») fornendo alcune precise indicazioni da seguire a tavola per ridurre il rischio cardiovascolare («No alle bevande zuccherate, sì a 30 grammi di frutta secca al giorno, mai oltre 350/500 grammi di carne rossa alla settimana», sono tra i vari spunti illustrati nel dettaglio alla platea). Per poi soffermarsi su come rispettare l’ambiente: «Inviare una mail, asciugarsi le mani, mangiare una mela: ogni azione ha un impatto sui gas serra, in particolare sulla CO2 – ha detto a mo’ di esempio -. Stiamo perdendo la nostra biodiversità e dobbiamo fare di tutto per la sostenibilità, cioè per sostenere i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura». Prima di concludere con la definizione odierna di dieta sostenibile: «È tale solo se è fonte di piacere – ha puntualizzato il dottor Milone – e deve privilegiare la qualità riducendo la quantità. Occorre preferire gli alimenti freschi a kilometri zero e limitare i cibi industriali e troppo trasformati, ridurre gli sprechi perché nel mondo circa un terzo del cibo prodotto viene buttato via e, infine, preferire gli alimenti di origine vegetale a quelli di origine animale».
Rivedi qui l’appuntamento di “Martedì Salute” con i medici di Humanitas Gradenigo.