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Blefarite, orzaiolo e calazio: cura e prevenzione

Stropicciarsi gli occhi appena svegli è un gesto molto comune che è preferibile evitare. Questo perché può peggiorare o causare vari disturbi oculari come prurito, arrossamento, secchezza eccessiva e lacrimazione abbondante. Questi sintomi spesso segnalano la presenza della blefarite, un’infiammazione della palpebra.

Ascolta l’intervista a Radio 24 del dottor Luca Brusasco, oculista e specialista in Oculoplastica di Humanitas Gradenigo, in cui espone le buone pratiche di prevenzione e cura delle patologie della palpebra.

Quali sono i campanelli di allarme di un’infiammazione della palpebra?

Un segnale tipico è la sensazione di bruciore dell’occhio al risveglio, causata dall’infiammazione delle ghiandole dietro le ciglia, note come ghiandole di Meibomio, che producono un secreto fondamentale per l’idratazione oculare e la protezione del film lacrimale esterno. Quando è presente un’infiammazione, il secreto può diventare troppo denso e impedire una corretta fuoriuscita e miscelazione con le altre componenti del film lacrimale. Questo ne comporta un’alterazione della sua funzione protettiva, causando l’arrossamento e la secchezza oculare.

Oltre il prurito, l’arrossamento e il rilascio di secrezioni, anche la lacrimazione eccessiva può essere causata da un’infiammazione: questi sintomi indicano spesso l’ostruzione dei canali delle ghiandole di Meibomio, i quali, se infiammati, non permettono al secreto di fluire correttamente.

Come prevenire la blefarite?

Per prevenire la blefarite è importante adottare alcune buone pratiche di igiene oculare e prestare attenzione all’uso del make-up, evitando di applicarlo direttamente sulla rima palpebrale e non indossandolo per più di 12 ore consecutive. La sera poi è importante rimuovere completamente il trucco, poiché i residui possono ostruire le ghiandole di Meibomio, favorendo così l’infiammazione. Una pulizia accurata e delicata delle palpebre aiuta a garantirne il loro corretto funzionamento.

In caso di fastidio, si consiglia di fare degli impacchi caldi per circa dieci minuti. Il calore aiuta a fluidificare il secreto delle ghiandole, migliorandone la fuoriuscita e riducendo l’infiammazione, inoltre è possibile utilizzare prodotti naturali specifici come il tea tree oil, che detergono e mantengono le ghiandole in buono stato. Si ricorda che è importante utilizzare il calore e l’umidità con gli occhi chiusi.

Ci sono delle persone più a rischio? Ci sono delle situazioni che possono favorire l’insorgenza della blefarite?

Ci sono molte patologie generali che possono favorire l’insorgenza della blefarite, specialmente malattie di origine autoimmune e anche forme patologiche a livello dermatologico sono spesso associate a questo tipo di problema come la rosacea e la dermatite seborroica: in questi casi la collaborazione in team multidisciplinari con dermatologi è fondamentale per risolvere il problema.

Anche malattie intestinali croniche, allergie, intolleranze alimentari, celiachia e problemi alla tiroide possono causare disturbi di natura oculare, in questi casi è sufficiente modificare la propria alimentazione, affidandosi ad uno specialista, per migliorare il secreto dell’occhio e guarire dall’infiammazione.

Il calazio e l’orzaiolo derivano da una blefarite non diagnosticata o trascurata?

La blefarite è alla base del problema, gli orzaioli e i calazi si presentano in fasi più avanzate dell’infiammazione di una delle 75 ghiandole di Meibomio presenti nell’occhio.

Sulla parte superiore e inferiore, si forma una cisti denominata orzaiolo, che può essere anteriore o posteriore e in base a questo richiede terapie differenti.

Il calazio è un orzaiolo trascurato che da ciste diventa granuloma, inoltre se è presente da più di tre mesi può non risponde alla terapia correttamente e si può dover intervenire con infiltrazioni di cortisone o luce pulsata. Nei casi più gravi si ricorre alla chirurgia.

Quali sono le terapie per la cura della blefarite?

Normalmente per curare la blefarite sono sufficienti delle terapie antibiotiche-cortisoniche locali.

In alcuni casi possono proporre dei cicli di luce pulsata o si può optare per un antibiotico per via orale.

Affinché non sia necessario dover intervenire con trattamenti più invasivi è fondamentale curare l’infiammazione nel suo stadio iniziale.