Il microbiota è una comunità di microrganismi che popola un dato ambiente. Nel nostro organismo esistono diversi tipi di microbiota: intestinale, cutaneo, del cavo orale, vaginale, respiratorio. Questi microrganismi comprendono non solo batteri, ma anche virus, funghi e protozoi in quantità significative. Di fatto, il numero di microrganismi nel corpo supera quello delle nostre cellule.
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Vittoria Roscigno, dietista di Humanitas Gradenigo
Cos’è il microbiota intestinale e a cosa serve?
Il microbiota intestinale è composto da filum come Firmicutes e Bacteroidetes, che devono essere in equilibrio tra loro per mantenere una biodiversità elevata e una flora intestinale sana. La chiave è la coesistenza in equilibrio di una varietà elevata di microrganismi, senza che nessuno predomini sugli altri.
Possiamo distinguere il microbiota intestinale in due tipi principali: flora batterica fermentativa e flora batterica putrefattiva, ciascuna con funzioni differenti ma ugualmente importanti. Anche se “putrefattiva” può sembrare un termine usato in negativo, entrambe le tipologie, quando in equilibrio, svolgono funzioni benefiche per la salute:
- la flora fermentativa digerisce le fibre alimentari e produce acidi grassi a catena corta che, in giusta quantità, sono protettivi;
- la flora putrefattiva è coinvolta nella degradazione di peptidi e proteine, producendo sia acidi grassi a catena corta che sostanze potenzialmente tossiche.
Le funzioni del microbiota intestinale vanno oltre la semplice digestione e fermentazione delle fibre. Il microbiota modula la risposta immunitaria, protegge contro la crescita eccessiva di patogeni, regola funzioni endocrine, contribuisce alla biosintesi di vitamine come la B12, e di neurotrasmettitori, metabolizza i sali biliari, fermenta substrati indigeribili e aiuta nell’eliminazione delle tossine esogene.
Il microbiota intestinale non è statico, ma è influenzato da diversi fattori modificabili e non: i fattori non modificabili possono essere il tipo di parto (naturale o cesareo) e l’allattamento. Mentre i fattori modificabili, sui quali è possibile intervenire, possono essere la dieta, l’abuso di alcol, l’assunzione di farmaci (specialmente antibiotici), esposizione a pesticidi, infezioni, stress, allergie e attività fisica.
È inoltre importante ricordare che una maggiore biodiversità di batteri è generalmente associata a un microbiota più sano. In condizioni ideali, l’organismo raggiunge unostato di eubiosi, caratterizzato da elevata biodiversità e buon equilibrio tra le specie microbiche. Al contrario,condizioni di disbiosi, causate da squilibri tra le tipologie di flora, possono portare a problemi di salute. Le disbiosi principali sono fermentativa e putrefattiva, ognuna correlata a specifici sintomi e condizioni su cui è possibile intervenire con approcci dietetici.
È possibile modificare il microbiota?
Gli studi dimostrano che la modifica della dieta alimentare può alterare il microbiota intestinale in pochi giorni. Tuttavia, non è consigliabile usare probiotici (un microrganismo vivo che colonizza l’intestino e svolge funzioni benefiche), o prebiotici, senza indicazione di uno specialista, in quanto la scelta varia in base ai sintomi e alle necessità individuali.
La dieta è però fondamentale per la salute del microbiota. I macronutrienti come le proteine hanno effetti benefici sulla la nostra salute: quelle benefiche, secondo gli studi effettuati finora, sono quelle del latte e dei legumi, che aumentano bifidobatteri e lattobacilli, riducendo i ceppi potenzialmente negativi. Inoltre, le proteine dei legumi aumentano anche gli acidi grassi a corta catena, che hanno un effetto antinfiammatorio e protettivo in determinate quantità sulla mucosa intestinale.
Al contrario, le proteine della carne rossa e i grassi saturi possono portare a un aumento di batteri che incrementano i livelli di TMAO, ovvero il prodotto della trimetilammina che viene trasformata dal fegato in trimetilammina-N-ossido, responsabile dello sviluppo di patologie cardiovascolari.
Lo stesso principio si applica ai grassi: una dieta con elevati livelli di grassi saturi aumenta quei ceppi di microrganismi che peggiorano la sensibilità insulinica e promuovono l’infiammazione a livello del tessuto adiposo bianco. Una dieta con prevalenza di grassi insaturi, invece, riduce l’infiammazione metabolica e i livelli di colesterolo totale e LDL.
Qual è l’alimentazione consigliata per la salute del microbiota?
La dieta occidentale (Western Diet) è caratterizzata da alti livelli di grassi saturi, proteine animali e basso contenuto di fibre, che aumentano la produzione di metaboliti dannosi. Al contrario, la dieta mediterranea, ricca di fibre, grassi insaturi, polifenoli e antiossidanti, promuove la proliferazione di batteri benefici. L’inclusione di alimenti fermentati potrebbe ulteriormente migliorare il microbiota, ma non tutti gli alimenti fermentati hanno attività probiotica.
In conclusione, i consigli per mantenere un buon equilibrio della flora intestinale sono:
- prediligere la dieta mediterranea;
- evitare l’eliminazione non necessaria di gruppi alimentari, come il glutine, senza una chiara indicazione di uno specialista;
- non assumere integratori probiotici senza prescrizione medica, poiché ogni ceppo batterico ha effetti specifici.
Questo inoltre è un ambito di ricerca in rapida evoluzione: sono necessari ulteriori studi per comprendere meglio le correlazioni tra dieta, microbiota e salute.