La fantosmia rientra nei disturbi qualitativi della percezione olfattiva ed è caratterizzata dalla percezione di un determinato aroma in assenza dello stimolo odoroso, viene definita anche come allucinazione olfattiva. Nella popolazione generale la fantosmia ha una incidenza molto bassa compresa fra lo 0,8 e il 2,1% che sale sino al 16% nei pazienti affetti da disturbi olfattivi.
Quali patologie possono essere associate alla fantosmia?
È stato osservato come la maggior parte delle persone con fantosmia presentino disturbi quantitativi della percezione olfattiva: iposmia ed anosmia rispettivamente nel 53% e 43% dei casi, solo il 4% dei pazienti con fantosmia risulta avere una percezione olfattiva normale. È pertanto evidente come le patologie in grado di determinare fantosmie siano le medesime che causano iposmia e anosmia.
La fantosmia si associa poi frequentemente a numerose patologie neurologiche.
Il meccanismo patogenetico che porta alla comparsa della distorsione olfattiva rimane ad oggi ancora poco chiaro ed è oggetto di studio.
Come si cura la fantosmia?
La diagnosi di fantosmia è fatta sulla base dell’anamnesi, tuttavia è raccomandabile che in questi casi venga sempre valutata la funzione olfattoria mediante visita otorinolaringoiatrica con rinoscopia a fibra ottica flessibile, specifici questionari per quantificare l’entità del problema, test psicofisici (olfattometria ortonasale e retronasale, test di sensibilità trigeminale e gustometria) e RM dell’encefalo senza mezzo di contrasto.
Per le fantosmie associate a disturbi neurologici il trattamento farmacologico ne determina la completa scomparsa. Per le fantosmie associate ai disturbi olfattivi quantitativi (anosmia ed iposmia) le linee guida raccomandano di trattare esclusivamente la patologia che ha causato la perdita dell’olfatto. Per le fantosmie idiopatiche attualmente non esistono trattamenti farmacologici o chirurgici dimostratamente efficaci.