La parosmia è un disturbo qualitativo della percezione olfattiva dove lo stimolo odoroso viene percepito in modo distorto (per esempio il caffè che sa di fumo di sigaretta). Solitamente le dispercezioni sono sgradevoli e solo raramente piacevoli. L’incidenza della parosmia nella popolazione generale è molto bassa (3,9-10%) mentre aumenta nei pazienti affetti da alterazioni della capacità olfattiva (7-56%) ed è particolarmente presente tra coloro che hanno disturbi olfattivi quantitativi (iposmia ed anosmia) da infezione virale.
La parosmia può comparire sia a ridosso dell’evento che ha determinato i disturbi olfattivi sia a distanza di mesi, durante la fase di recupero.
Quali patologie possono essere associate alla parosmia?
È stato osservato come la maggior parte delle persone con parosmia presentino disturbi quantitativi della percezione olfattiva: iposmia ed anosmia rispettivamente nel 70% e 23% dei casi, solo il 7% dei pazienti con parosmia risulta avere una percezione olfattiva normale. È pertanto evidente come le patologie in grado di determinare parosmie siano le medesime che causano iposmia e anosmia.
Il meccanismo patogenetico che porta alla comparsa della distorsione olfattiva rimane ad oggi ancora poco chiaro ed oggetto di studio.
Come si cura la parosmia?
La diagnosi di parosmia è fatta sulla base dell’anamnesi, tuttavia è raccomandabile che, nei pazienti con parosmia, venga sempre valutata la funzione olfattoria mediante visita otorinolaringoiatrica con rinoscopia a fibra ottica flessibile, specifici questionari per quantificare l’entità del problema, test psicofisici (olfattometria ortonasale e retronasale, test di sensibilità trigeminale e gustometria) e RM dell’encefalo senza mezzo di contrasto.
In considerazione dell’associazione della parosmia con l’anosmia e l’iposmia e della assenza di trattamenti farmacologici o chirurgici per la parosmia in sé, le linee guida scientifiche raccomandano di trattare esclusivamente la patologia che ha causato la perdita dell’olfatto.