«Si tratta di un protocollo studiato assieme ai diversi specialisti di Humanitas Gradenigo – spiega la dottoressa Daria Bongiovanni, dietista dell’Ospedale -, per fornire il corretto apporto nutrizionale al paziente sulla base delle sue condizioni specifiche di salute».
«Un piano di nutrizione personalizzato per i pazienti Covid-19: è questo il protocollo messo a punto in Humanitas Gradenigo e studiato in collaborazione con gli specialisti di riferimento per il trattamento del virus, quali internisti, pneumologi e fisiatri – come rivela la dottoressa Daria Bongiovanni, dietista dell’Ospedale – e sulla base della letteratura scientifica in merito pubblicata».
In questi mesi passati di trattamento dei pazienti affetti dal virus, in Ospedale è emersa la necessità di un vero e proprio programma di alimentazione modulato sulla gravità della patologia. «C’è differenza tra un paziente intubato o che necessita di ventilazione con caschi Cpap – sottolinea la dottoressa Bongiovanni -, per cui in questi casi interveniamo direttamente sui piatti con delle modifiche mirate. Allo stesso modo la muscolatura di un paziente costretto a letto dal virus risulta affaticata e ha bisogno di aminoacidi e alimenti specifici per potenziarsi». Una dieta personalizzata, quindi, che affianca le terapie già messe in atto per curare i malati Covid-19.
«In Ospedale – continua la dottoressa Bongiovanni – abbiamo ampi spazi per la cucina che ci permettono di modificare i pasti ogni giorno». I pazienti intubati in Terapia intensiva vengono alimentati solo attraverso un sondino nasogastrico e la nutrizione parenterale, con una dieta ricca di grassi a scopo energetico: «Chi ha difficoltà respiratorie ha un maggiore bisogno di grassi per quello che viene definito il quoziente respiratorio», chiarisce la dottoressa.
I pazienti in Terapia sub-intensiva e che necessitano di caschi Cpap o altre forme di ventilazione hanno a disposizione pochissimo tempo per mangiare e se la ventilazione viene sospesa, rischiano una rapida desaturazione. «Per questo motivo – conclude la dottoressa Bongiovanni – per loro abbiamo pensato a monopiatti ad alta densità calorica, cremosi o tritati per favorirne l’ingestione, a base di carne, prosciutto e formaggio». E se anche l’occhio vuole la sua parte, i colori sono curati per invogliare il paziente: verde per gli spinaci frullati o rosso per l’aggiunta di salsa al pomodoro. SI tratta di un accorgimento che si rivela utile anche dal punto di vista psicologico, perché evita al paziente l’impressione di mangiare sempre lo stesso piatto.