«Nel corso del 2017 Humanitas Gradenigo ha eseguito circa 2000 interventi chirurgici», spiega il dottor Fabrizio Ferri, responsabile dell’équipe di Chirurgia generale e d’urgenza dell’Ospedale che si prende cura di svariate patologie applicando tecniche mininvasive.
«Nel corso del 2017 le sale operatorie di Humanitas Gradenigo hanno visto eseguire circa duemila interventi chirurgici, un numero in crescita al quale, come sempre, hanno contribuito in modo importante i pazienti provenienti dal Pronto soccorso dell’Ospedale». Il dottor Fabrizio Ferri è il responsabile della Chirurgia generale e d’urgenza di Humanitas Gradenigo. La sua équipe si occupa di tutte le patologie di Chirurgia generale: «In particolare – spiega il dottor Ferri – di tutte quelle gastrointestinali, delle patologie epato-biliari e di quelle della parete addominale. Ma anche di Chirurgia flebologica e, con un gruppo dedicato di endocrinochirurghi, di Chirurgia della tiroide». La Chirurgia generale di Humanitas Gradenigo lavora a stretto contatto con il gruppo di Chirurgia oncologica mininvasiva che in Ospedale si fa carico dei tumori di colon retto e ovaio: «Anche noi seguiamo principi mininvasivi e puntiamo alla dimissione precoce del paziente, sempre in ossequio al protocollo ERAS che si pone l’obiettivo di recupero ottimale e ritorno precoce alle attività quotidiane».
È sempre l’équipe di Chirurgia generale di Humanitas Gradenigo a farsi carico di una specifica attività ambulatoriale: «L’ambulatorio di Chirurgia generale è a disposizione dei nostri pazienti dal lunedì al venerdì – conferma il dottor Ferri -. Sono i nostri chirurghi a gestire gli ambulatori chirurgici di endocrinologia, flebologia e proctologia nonché quello riservato al follow up di determinati pazienti oncologici assieme ai colleghi dell’Oncologia dell’Ospedale».
Il dottor Ferri è anche il decano tra i chirurghi di Humanitas Gradenigo, Ospedale per il quale lavora senza interruzioni dal 1° gennaio 1979: «Posso dire di aver vissuto in prima persona tutti i cambiamenti che la Chirurgia generale ha registrato nel corso degli ultimi quarant’anni – commenta -. Tecnologia, metodiche operatorie e pazienti: tutto è cambiato in modo radicale. Dai primi interventi in laparoscopia che negli anni Novanta facevano storcere la bocca a molti specialisti, scettici sulla loro efficacia e convinti che si trattasse solo della moda di un momento, fino alla progressiva introduzione di tecniche mininvasive che hanno davvero cambiato il modo di lavorare del chirurgo. Penso ai monitor di 14 pollici in bianco e nero di un tempo e mi viene da ridere se li confronto a quelli attuali». E il paziente? Com’è cambiato nel corso di questi anni? «Innanzitutto è cambiato il modo in cui lo trattiamo – risponde il dottor Ferri -. Quando ho cominciato a lavorare in questo Ospedale c’erano due reparti di Chirurgia generale da trenta letti ciascuno, un’ernia o una varice richiedevano un ricovero di una settimana e, di conseguenza, la permanenza ospedaliera era molto più lunga di quella attuale. Oggi si punta a una dimissione sempre più precoce del paziente, istruito su come comportarsi prima e dopo l’intervento proprio per accorciarne i tempi di degenza». È cambiato anche il rapporto tra medico e paziente? «Assolutamente sì – conclude il dottor Fabrizio Ferri -. Oggi il paziente è molto più informato ed esigente, si presenta con maggiore consapevolezza e pretende di capire cosa lo aspetta. Al medico tocca dargli le risposte adeguate, sempre nel rispetto dei migliori percorsi di diagnosi e cura e nella tradizione di un Ospedale che nella Chirurgia generale e d’urgenza ha sempre avuto uno dei suoi punti di forza».