La citologia congiuntivale è un esame di approfondimento diagnostico che consente di identificare con precisione le cause di congiuntiviti croniche, recidivanti o resistenti alle terapie tradizionali, contribuendo a orientare una terapia mirata ed efficace.
Approfondiamo l’argomento con il dottor Luca Brusasco, oculista presso Humanitas Gradenigo.
Citologia congiuntivale: come si esegue?
La citologia congiuntivale consiste nel prelievo di cellule dalla superficie della congiuntiva, la membrana che ricopre l’interno delle palpebre e la parte anteriore del bulbo oculare, tramite uno strumento simile a una piccola spatola, detta curette. A differenza del più comune tampone congiuntivale, che punta a raccogliere materiale utile per la coltura microbiologica e la ricerca di agenti infettivi presenti nel film lacrimale, la citologia si concentra sull’analisi diretta delle cellule e degli elementi infiammatori presenti nella mucosa della congiuntiva.
L’esame, eseguito da un medico esperto in citologia nasale e congiuntivale, risulta in genere ben tollerato e non comporta rischi per il paziente. Dopo il prelievo, le cellule prelevate vengono trasferite su un vetrino, colorate con una tecnica specifica e osservate al microscopio ingrandendole di oltre 1000 volte. In questo modo è possibile valutare la composizione cellulare e la presenza di cellule infiammatorie come neutrofili, linfociti, eosinofili o mastociti, elementi che aiutano a indicare il tipo di risposta immunitaria in atto e quindi orientare la diagnosi mirata. Sulla base di quanto osservato all’esame microscopico, l’oculista può proporre cambiamenti di terapia o aggiustamenti, in particolare nelle persone che presentano congiuntiviti recidive o resistenti ai farmaci di uso più comune.
Quando è indicata la citologia congiuntivale
La citologia congiuntivale è indicata soprattutto nei casi di congiuntiviti che non rispondono alla terapia standard, che in genere prevede una combinazione di cortisonici e antibiotici topici in colliri. Quando, nonostante un trattamento corretto per 10-15 giorni, continuano a essere presenti i sintomi di congiuntivite come rossore, prurito, secrezione, fotofobia o discomfort oculare, l’oculista può ritenere necessaria la citologia congiuntivale. In questi casi, la citologia consente di andare oltre l’approccio di gestione dei sintomi e di identificare la reale natura dell’infiammazione: allergica, virale, batterica o irritativa.
L’analisi citologica permette infatti di osservare variazioni morfologiche delle cellule, ma anche la presenza e la quantità di cellule del sistema immunitario che, a seconda del tipo, orientano la diagnosi. Ad esempio, un aumento di eosinofili e mastociti è tipico delle congiuntiviti allergiche, mentre la presenza di linfociti può far sospettare un’origine virale. Il risultato dell’esame è sempre refertato, in modo semi-quantitativo, e fornisce al clinico un’informazione chiara sul tipo di infiammazione in atto.
L’utilizzo della citologia congiuntivale consente al medico di interrompere la spirale dei trattamenti inefficaci e di avviare una strategia terapeutica mirata più efficace per il paziente.