Il dolore all’anca è un disturbo comune tra gli sportivi, talvolta sottovalutato. Le cause possono essere diverse, da traumi acuti ad alterazioni congenite, fino a condizioni croniche degenerative che, negli atleti professionisti, possono presentarsi anche in giovane età.
Ne parliamo con il dottor Andrea Cimino, chirurgo ortopedico di Humanitas Gradenigo.
Dolore all’anca: quali sono le cause possibili?
L’anca è un’articolazione complessa formata da diverse strutture anatomiche che, fisiologicamente, possono essere interessate da infiammazione e usura. La pratica sportiva eccessiva o ad alto livello, come nello sport professionistico, può aumentare il rischio di usura e traumi della cartilagine articolare, cioè il tessuto dirivestimento delle estremità delle ossa che compongono l’articolazione (femore e acetabolo) e permette il movimento fluido della gamba. L’usura della cartilagine, non adeguatamente diagnosticata e trattata, può progredire in artrosi, una causa comune di dolore all’anca, limitazione funzionale e abbandono dello sport.
La presenza di conflitto femoro-acetabolare è una condizione relativamente frequente che si verifica quando la testa del femore entra in contatto con il bordo dell’acetabolo durante il movimento. In genere si presenta in pazienti giovani (con età inferiore ai 45 anni), può causare dolore, soprattutto durante la flessione e le rotazioni dell’anca. In questa condizione il labbro acetabolare, un anello di cartilagine che circonda l’acetabolo e favorisce la stabilità dell’articolazione durante i movimenti, viene sottoposto a continui e ripetuti traumi che portano alla sua degenerazione.
Ciò si traduce in dolore e limitazione funzionale dell’anca durante le attività sportive o anche durante le più banali attività quotidiane (salire/scendere dall’automobile, accovacciarsi ecc).
Altri disturbi frequenti possono interessare vari tendini della regione dell’anca.
La borsite trocanterica o trocanterite consiste nell’infiammazione della borsa sierosa sul gran trocantere (parte prossimale del femore) e porta dolore e limitazione funzionale nell’abdurre la coscia, nel deambulare e nello stare sdraiati sul fianco interessato. Spesso sono coinvolti da processi infiammatori dovuti a sovraccarico o traumi i tendini dell’ileo-psoas, dei muscoli adduttori e degli extrarotatori dell’anca e rientrano nell’ampio spettro di quella che viene definita comunemente pubalgia. Queste tendiniti portano dolore e limitazione durante le attività sportive e, se non trattate tempestivamente, possono portare all’abbandono delle attività stesse.
Quali sono gli sport più a rischio per l’anca?
Alcuni sport, ma soprattutto alcuni gesti sportivi possono aumentare il rischio di sviluppare patologie e dolore all’anca, soprattutto se eseguiti in modo scorretto o con eccessiva intensità, se si è predisposti o si è in presenza di conflitto femoro-acetabolare.
Tuttavia, scarso allenamento e forza muscolare, squilibri posturali, precedenti traumi, possono favorire l’insorgenza di infiammazioni e traumi dell’anca, specie in alcuni sport quali:
- sport da impatto: calcio, rugby, basket, tennis, pallavolo e sport invernali come lo sci e lo snowboard sottopongono l’articolazione dell’anca a forti carichi e urti che possono causare traumi, microtraumi e usura della cartilagine articolare;
- sport con gesti ripetitivi e prolungati: corsa, ciclismo, nuoto (in particolare lo stile a rana) possono sovraccaricare l’articolazione dell’anca se non eseguiti con la giusta tecnica o con eccessiva frequenza, favorendo l’insorgenza di tendiniti e borsiti;
- sport con cambi di direzione: calcio, basket e sport da racchetta, come il tennis e il padel, richiedono frequenti cambi di direzione e rotazioni dell’anca, che possono mettere a dura prova la stabilità articolare e aumentare il rischio di lesioni al labbro acetabolare e ai tendini.
In caso di dolore, è bene rivolgersi allo specialista per la valutazione delle cause e la terapia più adatta a trattare la condizione sottostante il dolore all’anca. Le terapie conservative con riposo, ghiaccio, farmaci antidolorifici e antinfiammatori non steroidei (FANS), fisioterapia e, talvolta, infiltrazioni, possono dare risultati soddisfacenti. L’intervento chirurgico in artroscopia è, in casi selezionati, un’opzione per il trattamento del conflitto femoro-acetabolare. Solo nei casi in cui l’articolazione sia irrimediabilmente danneggiata, l’intervento di protesi d’anca può essere preso in considerazione anche per gli sportivi. Dopo l’intervento di protesi d’anca è possibile tornare a praticare sport, secondo le indicazioni dell’ortopedico e sulla base del tipo di protesi utilizzata.