L’“Ospedalino Gradenigo” apriva il 29 gennaio 1900 sotto la guida del professor Giuseppe Gradenigo e con la presenza delle Figlie della carità di San Vincenzo de’ Paoli. Bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale, riaperto nel 1948 e gradualmente trasformato e ampliato, l’Ospedale porta dal 2016 il nome di Humanitas che ha avviato una serie di investimenti destinati a renderlo sempre più vicino ai suoi pazienti.
Era il 29 gennaio ed era lunedì. Correva l’anno 1900 e in via Reggio 2, affacciato sulla Dora e distante poco più di un chilometro dall’attuale sede, apriva l’Ospedalino Gradenigo: “Ambulatorio gratuito per i poveri, clinica a pagamento per gli infermi e scuola di specializzazione in Otorinolaringoiatria”. A volerlo, fondarlo e dirigerlo era stato il professor Giuseppe Gradenigo, nato il 29 settembre del 1859 a Venezia, docente ordinario all’Università di Torino, direttore dal 1889 della sezione di Otoiatria del Policlinico di Torino (che si trovava nella vecchia sede dell’ospedale San Giovanni) e direttore dal 1894 al 1917 della Clinica speciale che metteva insieme le discipline specialistiche.
Accanto al professor Gradenigo agiscono da subito le Figlie della carità di San Vincenzo de’ Paoli, conosciute tra le corsie del San Giovanni e messe al servizio di una struttura nata nel segno di “scienza e carità”. Proprio suor Clementina Campagnani svolge un ruolo decisivo nell’individuazione di una nuova sede, necessaria ad accogliere il gran numero di malati che da subito vi si rivolgono. È la villa esistente tra le vie Porro e Ricasoli, già appartenuta a un principe russo (espulso per spionaggio, dicono le cronache d’epoca) e poi a un ingegnere torinese. Suor Clementina è anche la prima a immaginarne la destinazione: “Il villino per i pensionanti di prima categoria; il rustico per l’ambulatorio e la scuola otorinolaringoiatrica; il terreno fabbricabile per i poveri”.
Il “nuovo” Gradenigo apre così in via Porro 2 nel gennaio del 1904 e dà ulteriore linfa a quel legame col territorio che a oltre cent’anni di distanza lo rende ancora un punto di riferimento imprescindibile per moltissimi torinesi. La Prima guerra mondiale lo militarizza (accoglie soldati feriti e infermi) mentre la Seconda Guerra Mondiale lo distrugge, con un bombardamento aereo che il 13 luglio 1943 ne blocca l’attività. Tra i due conflitti si posiziona, nel 1917, la partenza del professor Gradenigo per Napoli (nominato direttore della cattedra di Oiatria) e, dieci anni più tardi, la scomparsa dello stesso. «Voglio che il mio Ospedale venga conservato come di specialità otorinolaringoiatrica – si legge nel suo testamento -, che porti il nome di Ospedale Gradenigo e che alla sua direzione rimangano le Figlie della Carità che con tanta bontà, amore e intelligenza lo reggono dal 1900 in poi».
Dato fatto. Nel 1948 è ancora una suora, Vittorina Clerici, ad avviare la rinascita dell’Ospedale: ambulatori, laboratori e chiesa vengono ricostruiti, un’ampia e moderna sala operatoria va a fare il paio con il nuovo piano sopraelevato di via Porro. Un documento del 30 novembre 1952 descrive il Gradenigo come una struttura «di 80 letti divisi in camerette da 1 – 2 – 3 al massimo sei letti, che cura ammalati di ORL, Oculistica e Chirurgia generale», dove «gli ammalati vengono volentieri a farsi curare perché con la carità solita a ogni Figlia della Carità trovano un ambiente familiare che fa loro dimenticare la pena della lontananza dalle loro case».
L’Ospedale registra tre ulteriori ampliamenti: sotto la direzione di suor Claudia Monghisoni, tra il 1964 e il 1968, viene costruito quello che ancora oggi è il corpo principale del Gradenigo. Struttura che all’inizio degli anni Novanta viene dotata di moderne attrezzature e tecnologie e che, alla vigilia del nuovo secolo, va a espandersi sull’area ex Atm concessa dal Comune di Torino: 17mila 500 metri quadri totali, oltre il 60 per cento in più della versione precedente. A fronte della crescita di superficie e dipendenti, i primi anni Duemila registrano le difficoltà economiche dell’Ospedale dalle quali discende la necessità di affidarne la gestione a un soggetto in grado di salvarlo e rilanciarlo mantenendone spirito e identità culturale. È il percorso che dal 2014 registra il progressivo ingresso di Humanitas che, dal 1° gennaio 2016, prende in carico l’Ospedale e il suo Pronto Soccorso, fondamentale punto di riferimento per la città con i suoi circa 45mila passaggi l’anno.
Tra il 2016 e il 2019 Humanitas Gradenigo ha potuto contare su oltre 15 milioni di euro di investimenti che, in particolare, sono serviti ad ampliare e potenziare il Pronto soccorso anche attraverso una nuova OBI (Osservazione breve intensiva), rinnovare le maggiori apparecchiature di Diagnostica per immagini (TAC e Risonanza magnetica), avviare il Servizio di Terapia intensiva e dotare l’Ospedale di nuove specialità cliniche (Allergologia, Chirurgia della mano, Chirurgia post-bariatrica, Chirurgia vascolare, Chirurgia vertebrale, Dermatologia, Diagnostica vascolare, Foniatria e Logopedia, Ortoreumatologia, Terapia antalgica). L’anno da poco avviato vedrà un ulteriore avanzamento del programma di investimenti in servizi, tecnologie e ristrutturazioni che nei prossimi mesi porteranno Humanitas Gradenigo a disporre di un blocco operatorio più grande e funzionale, di una nuova area ambulatoriale e di una rinnovata area di Accettazione per i pazienti. Tra il 2020 e il 2024 potrà contare su circa 30 milioni di euro in investimenti destinati a renderlo ancora più moderno, efficiente e a disposizione della sua comunità di pazienti.