Il responsabile dell’Oncologia di Humanitas Gradenigo ne ha parlato al Centro congressi dell’Unione industriale di Torino: «Non è mai troppo tardi per smettere – ha detto -: il fumo fa sempre male, non solo al polmone ma a svariati organi». Sul tumore del polmone ha ricordato le diverse possibilità di cura oggi esistenti e l’elevato numero di diagnosi effettuate ogni anno.
“Le malattie polmonari: quali, perché, come scoprirle e curarle”. È stato il tema dell’incontro inaugurale dei “Martedì Salute”, svolto lo scorso 11 febbraio al Centro congressi dell’Unione industriale di Torino. A discuterlo c’erano il dottor Lucio Buffoni, responsabile dell’Oncologia di Humanitas Gradenigo e il dottor Francesco Coni, pneumologo della Città della Salute e della Scienza di Torino. Entrambi gli specialisti si sono a lungo sui pericoli legati al fumo, sottolineando a più riprese la pericolosità di un’abitudine diffusa in tutto il mondo.
«Il fumatore si chiede perché non riesce a smettere. In realtà, gli si dovrebbe chiedere: perché fumi?», ha esordito il dottor Coni. «Ogni boccata di fumo rappresenta un continuo stimolo infiammatorio – ha proseguito -: venti sigarette al giorno fanno aumentare di dieci volte il rischio di tumore al polmone, 40 sigarette al giorno lo fanno aumentare di 60/70 volte». Il fumo di tabacco contiene circa 5mila sostanze: «Tra queste ci sono il catrame e la nicotina – ha aggiunto -. Il primo è canceroso e la seconda dà dipendenza. Si tratta, in definitiva, di un’autentica droga che ti porti comodamente in tasca. Quattro pacchetti al giorno per vent’anni equivalgono a un chilo e mezzo di sostanze dannose che vengono gradualmente introdotte nel corpo, ecco perché la sigaretta in tasca rappresenta un vero castigo di Dio che andrebbe allontanato di quei 30/40 secondi (ad esempio, nell’auto parcheggiata sotto casa o nell’armadio più alto e scomodo da raggiungere) necessari a resistere allo stimolo». Il dottor Coni si è infine soffermato sulla BPCO (Broncopneumopatia cronica ostruttiva): «Non è una banale bronchite – ha ammonito -, ma un vero danno del polmone che perde elasticità andando incontro a dispnea e mancanza di fiato. Nel 2020 la BPCO è stata la terza causa di morte al mondo e l’80 per cento dei suoi casi è stata dovuta al fumo».
«Il fumo fa male sempre e fa male tantissimo – ha premesso il dottor Buffoni -. Non fa male solo al polmone, ma a svariati organi». Ed è dannoso anche dal punto di vista estetico: «Denti gialli, alito cattivo, pelle rovinata, rughe: col fumo si diventa più brutti e si va anche incontro a problemi legati alla sfera sessuale (come impotenza e infertilità) o che si possono ripercuotere anche sul feto». Senza ovviamente dimenticare i problemi cardiovascolari e il rischio di incappare in un tumore, non solo polmonare.
Ma per smettere di fumare non è mai troppo tardi: «Farlo prima dei 40 anni di età aumenta il vantaggio – ha affermato il dottor Buffoni -: 10-15 anni senza fumo permettono di ritornare come chi non ha mai fumato». Ricordando l’utilità dei Centri antifumo e raccomandandone la frequentazione, il dottor Buffoni s’è anche soffermato sulla sigaretta elettronica: «Provoca meno danni di quella tradizionale e, nel 40 per cento dei casi, ha portato a ridurre il numero di sigarette consumate, ma il 10 per cento dei suoi utilizzatori ha cominciato a fumare proprio con quella elettronica».
Il responsabile dell’Oncologia di Humanitas Gradenigo ha concluso parlando di tumore del polmone: «Nel 2019 – ha rivelato – in Italia ci sono state 42mila 500 nuove diagnosi, quello al polmone rappresenta la seconda causa di tumore per gli uomini e la terza per le donne». Ma se fino al 2017 veniva utilizzato lo stesso schema di chemioterapia per tutti i tipi di tumore al polmone, oggi può essere adottata una medicina di precisione in grado di colpire solo la cellula malata: «Esistono diverse possibilità di cura per lo stesso tumore – ha aggiunto l’oncologo di Humanitas Gradenigo -. Si fa ricerca per capire cos’è più utile, si cerca la casella giusta e, una volta trovata, questa ti può far risparmiare mesi e anni di vita. Merito della ricerca e del lavoro dei Gruppi interdisciplinari che prendono in cura i pazienti mettendo a loro disposizione le rispettive competenze e la capacità di renderle più efficaci attraverso il lavoro di squadra».