Contro i tumori ginecologici le competenze di oncologi, ginecologi, chirurghi, anatomopatologi, radioterapisti e psicologi.
Un’équipe specializzata nella cura dei tumori ginecologici. E’ quella che in Humanitas Gradenigo vede lavorare insieme oncologi, ginecologi, chirurghi, anatomopatologi, radioterapisti e psicologi: «Nel 2016 sono stati 28 i tumori ovarici trattati da questa équipe – rivela il dottor Alessandro Comandone, responsabile dell’Oncologia di Humanitas Gradenigo -: le donne che ne sono state colpite hanno potuto seguire un percorso di cura studiato per un’efficace presa in carico in ciascuna fase dell’iter terapeutico».
L’équipe di Humanitas Gradenigo opera all’interno della Rete oncologica di Piemonte e Valle d’Aosta: «Lavoriamo a stretto contatto con gli ospedali Maria Vittoria e San Giovanni Bosco, dove si tengono i Gic (Gruppi interdisciplinari cure) che periodicamente discutono e valutano ciascun singolo caso in ambito multidisciplinare», precisa il dottor Marco Camanni, medico chirurgo specializzato in Ginecologia e ostetrica e in Oncologia. Proprio il dottor Camanni sottolinea come il carcinoma ovarico sia la seconda forma più comune di tumore ginecologico nonché il sesto cancro femminile più diffuso: «E’ un tumore che richiede sempre l’intervento chirurgico – aggiunge -: si tratta di una chirurgia complessa che richiama esperienza e capacità». Di norma viene scoperto al terzo o quarto stadio: «In Piemonte, dove si registrano tra i 400 e i 450 tumori ovarici l’anno, l’aspettativa di sopravvivenza a cinque anni non supera il 20-25 per cento ed è tra le più basse d’Italia». Il dottor Camanni interviene sul tumore dell’ovaio, dell’utero, del collo dell’utero e dell’endometrio, dove Humanitas Gradenigo è peraltro l’unico ospedale a operare in laparoscopia.
Il dottor Marco Camanni e la dottoressa Elena Delpiano sono i due chirurghi di ginecologia oncologica che nell’équipe di Humanitas Gradenigo condividono il lavoro con la dottoressa Paola Bellomo della Chirurgia generale, le dottoresse Paola Bergnolo e Antonella Boglione dell’Oncologia, gli anatomopatologi, i radioterapisti e gli psicologi dell’ospedale. La loro paziente viene accolta dal Cas (Centro accoglienza e servizi), introdotta nel Gic e preparata all’intervento che viene seguito da un altro Gic post chirurgico e dalla successiva terapia: «L’esperienza del Gic viene sempre accolta bene dalla paziente – conclude il dottor Camanni -:il Gruppo trasmette la sensazione di presa in carico e di accoglienza che rappresentano un elemento di forza in più per chi si sottopone all’intervento chirurgico».
Le terapie che seguono l’operazione possono risultare molto lunghe e presentare talvolta effetti collaterali che necessitano di interventi specifici, in qualche caso anche attraverso la terapia del dolore. Ogni singola fase viene gestita nel segno della continuità: «E’ quella che ci permette di curare la paziente in ogni singolo passaggio della terapia – assicura la dottoressa Paola Bergnolo -: diagnosi e stadiazione clinico-strumentale, chirurgia, chemioterapia e radioterapia fino al follow up in ambulatorio». L’équipe fornisce tutte le competenze cliniche, chirurgiche e chemioterapiche, mentre la paziente si sente ben accolta e molto protetta perché ha sempre con sé le figure che ha imparato a conoscere fin dall’inizio del suo percorso. «Se lo desidera – aggiunge la dottoressa Bergnolo -, può persino farsi accompagnare dal suo medico di famiglia. Tutto quello che può favorire una migliore presa in carico è da noi ben accetto».